Il lavoro artistico di Giulia Dari si sviluppa sul valore identitario degli individui in relazione al proprio contesto sociale, molto spesso alterato dai mezzi di comunicazione.
#War è un progetto composto non solo da immagini realizzate mediante la fotografia digitale, ma anche da foto scaricate da internet, foto di riviste, articoli trovati sul web. Tutto in stretta relazione con ciò che altera la coscienza dell’individuo legata alla propria identità e al proprio essere.
Siamo pieni di immagini, con esse si mettono in circolazione opinioni, idee e visioni del mondo.
Inserendo se stessa nella foto, l’artista modifica e allo stesso tempo ricrea uno scenario veritiero, ma non reale. Così che luoghi inaccessibili possano diventare accessibili, grazie a un telo bianco che isola il soggetto dallo sfondo, permettendole di catapultarsi in un’altra dimensione.
Il telo bianco è la connessione con l’altra realtà, quella mediatica e pubblica, la realtà di guerra e di sofferenza. E’ grazie allo sfondo bianco che la manipolazione digitale le permette di essere da un’altra parte, accompagnare l’altro nel difficile cammino di guerra, farne parte e modificare a sua volta il proprio valore identitario reale.
#WAR è un falso. E’ uno scenario ricreato, una messa in scena, dove l’artista è sempre presente. È una denuncia nei confronti dei mass media, a discapito della veridicità della comunicazione trasmessa. Fotografia, teatralità e elaborazione digitale si fondono.
Si tocca il confine tra realtà e rappresentazione e, più in generale, fra prodotto editoriale e artistico nel fotogiornalismo di conflitto. Un confine che sembra essere davvero molto labile, in una società dove il terrore, la sofferenza e la morte fanno costantemente notizia. Ci stiamo dirigendo verso la “teatralizzazione del dolore” dove ciò che conta è ciò che fa notizia, ciò che colpisce il pubblico, ciò che lo sconvolge e che cattura la propria attenzione.
L’obbiettivo è sicuramente quello di suscitare nello spettatore una sensazione di stupore e straniamento, lasciando che si interroghi sulla veridicità delle immagini che ha di fronte e sul proprio significato.
La realtà descritta supera la realtà stessa, enfatizzando gli aspetti negativi della società, i suoi paradossi, le sue crudeltà, favorendo la nascita di documenti distorti o di veri e propri fotomontaggi. E…il pubblico ci crede.